La fabbrica operaia
tra passato e presente
La storia del villaggio operaio di Crespi d’Adda ha inizio da un sogno. Cristoforo Benigno
Crespi sta cercando un luogo dove costruire una fabbrica per la filatura del cotone. È il 1877
e il futuro proprietario dell’opificio si trova in provincia di Bergamo, al confine con Milano,
in un’area di notevole importanza strategica. Il terreno appare selvaggio e circondato da tre
confini naturali: il fiume Adda, il Brembo e il Fosso Bergamasco. L’avvallamento ha un’unica
via d’ingresso a Nord, ripida e polverosa.
Il terreno è diviso in appezzamenti di
proprietà del comune di Canonica d’Adda e
del comune di Capriate d’Adda. Dopo aver
guardato le cartografie e fatto i suoi calcoli,
Cristoforo Benigno Crespi acquista una
superficie di 85 ettari. È il luogo perfetto
per fondare il villaggio operaio di Crespi
d’Adda, perché la storia ci insegna che dove
c’è una fabbrica tessile, lì ci debba essere
anche un corso d’acqua.
Ecco perché Cristoforo Benigno Crespi chiede e ottiene lo sfruttamento delle acqua dell’Adda. Accanto si trova anche il naviglio Martesana, un’autostrada acquatica navigabile che conduce fino a Milano. Per trarre il massimo dall’Adda necessita di realizzare una derivazione del fiume, creando un canale che coinvolga il corso d’acqua al cuore della fabbrica tessile. Nell’impresa sono coinvolti centinaia di operai suddivisi in turni. Col loro piccone scolpiscono un pezzo di storia del villaggio operaio di Crespi d’Adda, piegando alla propria volontà 170.000 metri cubi di terra e 13.000 metri cubi di roccia.
Ecco perché Cristoforo Benigno Crespi chiede e ottiene lo sfruttamento delle acqua dell’Adda. Accanto si trova anche il naviglio Martesana, un’autostrada acquatica navigabile che conduce fino a Milano. Per trarre il massimo dall’Adda necessita di realizzare una derivazione del fiume, creando un canale che coinvolga il corso d’acqua al cuore della fabbrica tessile. Nell’impresa sono coinvolti centinaia di operai suddivisi in turni. Col loro piccone scolpiscono un pezzo di storia del villaggio operaio di Crespi d’Adda, piegando alla propria volontà 170.000 metri cubi di terra e 13.000 metri cubi di roccia.
Una superficie di 85 ettari,
il luogo perfetto per fondare
il villaggio operaio di Crespi
d’Adda.
La centrale idromeccanica viene allestita e dotata di una turbina il
compito della quale è produrre forza motrice.
La stanza deputata ad accoglierla viene chiamata il canapone. Nei sotterranei della fabbrica tessile di Crespi d’Adda i bracci meccanici, collegati al motore, raggiungono i vari reparti e fanno funzionare le apparecchiature della filatura. Nel 1904 Cristoforo Benigno Crespi la trasforma in centrale idroelettrica, che va in funzione nel 1909.
L’architettura dell’opificio si rifà al modello delle fabbriche britanniche, che mostrano tetti dal caratteristico profilo seghettato. Il cosiddetto “shed” inglese.
La fabbrica tessile di Crespi d’Adda viene concepita su un solo piano, ospitante ambienti enormi, e con tetti che hanno una parte orientata a Nord, così da diffondere una luce uniforme senza abbagliare chi vi lavora all’interno.
La storia di Crespi d’Adda ci racconta di un risultato stupefacente.
Nasce infatti un cotonificio di 7.650 metri quadrati, suddiviso in due reparti: filatura e ritorcitura. Quest’ultima lavorazione è rarissima in Italia, perché consiste nell’attorcigliare più fili di cotone fino a ottenerne uno molto più resistente. Finalmente il 25 luglio 1878, Silvio Crespi, figlio maggiore del fondatore del villaggio operaio, si avvicina alla cardatrice e la riempie con la prima manciata di cotone grezzo. Per tutta Crespi d’Adda si diffonde quel rumore tipico delle macchine tessili e si dà inizio alla produzione. I 1.200 telai e i 5.000 fusi - importate dall’Inghilterra di tipo selfacting - entrano in funzione.
La stanza deputata ad accoglierla viene chiamata il canapone. Nei sotterranei della fabbrica tessile di Crespi d’Adda i bracci meccanici, collegati al motore, raggiungono i vari reparti e fanno funzionare le apparecchiature della filatura. Nel 1904 Cristoforo Benigno Crespi la trasforma in centrale idroelettrica, che va in funzione nel 1909.
L’architettura dell’opificio si rifà al modello delle fabbriche britanniche, che mostrano tetti dal caratteristico profilo seghettato. Il cosiddetto “shed” inglese.
La fabbrica tessile di Crespi d’Adda viene concepita su un solo piano, ospitante ambienti enormi, e con tetti che hanno una parte orientata a Nord, così da diffondere una luce uniforme senza abbagliare chi vi lavora all’interno.
La storia di Crespi d’Adda ci racconta di un risultato stupefacente.
Nasce infatti un cotonificio di 7.650 metri quadrati, suddiviso in due reparti: filatura e ritorcitura. Quest’ultima lavorazione è rarissima in Italia, perché consiste nell’attorcigliare più fili di cotone fino a ottenerne uno molto più resistente. Finalmente il 25 luglio 1878, Silvio Crespi, figlio maggiore del fondatore del villaggio operaio, si avvicina alla cardatrice e la riempie con la prima manciata di cotone grezzo. Per tutta Crespi d’Adda si diffonde quel rumore tipico delle macchine tessili e si dà inizio alla produzione. I 1.200 telai e i 5.000 fusi - importate dall’Inghilterra di tipo selfacting - entrano in funzione.
Ma la vera storia di Crespi d’Adda non è fatta solo della tecnologia impiegata in fabbrica. Sono infatti gli operai a esserne i veri protagonisti. Gli abitanti delle zone circostanti sono agricoltori, costretti spesso a emigrare all’estero per la scarsità di terreni fertili, che con coraggio si reinventano operai tessili all’interno del cotonificio di Crespi d’Adda.
Per accogliere al meglio la forza lavoro, Cristoforo Benigno Crespi ha un’intuizione: far erigere dei palazzotti residenziali nelle dirette prossimità della fabbrica operaia di Crespi d’Adda. Inizialmente si tratta di 3 edifici a 3 piani, con circa 40 alloggi ciascuno. Tuttavia, Cristoforo Benigno Crespi non si accontenta di offrire agli operai un tetto sulla testa. Offre loro anche una piccola scuola domenicale, un asilo per i bambini, un magazzino di generi di ordinario consumo, una mensa, un albergo, una scuderia per gli animali adibiti al trasporto dei materiali.
Nel 1889 i 210 uomini, le 250 donne, i 140 ragazzi (80 femmine e 60 maschi) con meno di 15 anni costituiscono i lavoratori del villaggio operaio di Crespi d’Adda. Alcuni di loro non vivono lì, ma vengono da paesi limitrofi e per agevolare i loro spostamenti, Cristoforo Benigno Crespi fa costruire un paio di passerelle per attraversare l’Adda. Un altro comfort che il proprietario del villaggio operaio decide di adottare è la luce elettrica. Direttamente dal laboratorio di Thomas Edison, irrompe nella storia di Crespi d’Adda un impianto di luce elettrica che illumina l’intera cittadina.
Alla viglia di Natale del 1889 Silvio Crespi, figlio maggiore di Cristoforo Benigno Crespi, viene nominato direttore generale dello stabilimento. Da poco laureato in giurisprudenza, ha alle spalle un’esperienza lavorativa in una filatura inglese, in una tedesca e in una banca londinese.
Sulla scia di questa spinta innovativa, dal 1886 al 1898 Cristoforo Benigno Crespi prima e Silvio Crespi poi fanno erigere le casette operaie celeberrime nella storia di Crespi d’Adda.
Nel 1891 aprono i battenti della scuola, che permette ai bambini una frequentazione scolastica fino alla terza elementare, dopodiché l’azienda offre alle famiglie la possibilità di far continuare l’istruzione dei propri figli presso un istituto professionale di Bergamo. La frequenza, il materiale scolastico e la mensa sono tutti gratuiti.
Il lavoro incrementa così tanto che la centrale elettrica di Crespi d’Adda viene affiancata da una centrale idroelettrica nei pressi di Trezzo sull’Adda. Silvio Crespi chiede a Gaetano Moretti di disegnare la struttura e all’ingegner Taccani di pianificarne il funzionamento. L’opera viene aperta nel 1906 e da lì in poi comincia a distribuire energia elettrica a Crespi e nelle province limitrofe.
Silvio Crespi vede nuove possibilità per aumentare il business del cotonificio. Da un lato desidera verticalizzare la produzione, creando un nuovo reparto riservato alla tessitura, dall’altro necessita di spazio per realizzare questa idea.
Nello stesso anno, per celebrare il prestigio acquisto, la famiglia Crespi opta per costruire una villa Castello, abitata dal 1894 fino al 1930 nel periodo estivo e in parte in autunno, ospitando spesso personaggi illustri e personalità di spicco della scena politica nazionale.
A completamento della filiera e della storia della fabbrica di Crespi d’Adda, viene aperto un altro reparto, la tintoria, e aggiunte altre lavorazioni: la mercerizzazione, il candeggio e la finitura. I lavori di costruzione iniziano nel 1898 e viene nominato come direttore di reparto Daniele Crespi, fratello di Silvio Crespi, laureatosi in chimica.