La fabbrica di Crespi d’Adda occupa buona
parte della zona meridionale del villaggio operaio. Tra le sue caratteristiche
principali, è subito evidente la struttura disposta su un unico livello. La
linea architettonica è di natura seriale, lungo la quale i tetti a shed portano
luce agli ampi saloni dalle strutture portanti in ghisa. L’andamento allungato
della fabbrica di Crespi d’Adda risponde all’esigenza di avere un unico motore
e di distribuire la forza prodotta con efficacia e in modo continuativo.
Disegnata dall’architetto Angelo Colla, la
torre di stampo medievale segnala il luogo
dove sorge il primo nucleo della fabbrica
del villaggio operaio di Crespi d’Adda. Attorno
a esso l’opificio cresce gradualmente
di modulo in modulo. La facciata del primo
reparto di filatura corre parallela al fiume, a
testimonianza di come inizialmente il fronte
principale della fabbrica di Crespi d’Adda
fosse quello Sud.
Gli elementi che contrastano l’orizzontalità dell’opificio e la ripetitività degli schemi strutturali sono le due ciminiere che svettano sopra l’intero villaggio operaio. In origine tre, la seconda, che era posta sulla stessa traiettoria dell’ingresso, venne abbattuta per problemi strutturali causati dalla caduta un fulmine. L’imponenza, l’utilizzo del cotto, i fregi e la centralità della posizione le rende punti catalizzatori dello sguardo che giunge da vicino e proviene da lontano.
Nel corso degli anni, il reparto di filatura dell’opificio si allarga fino a raddoppiare la superficie originale. Nel frattempo vengono costruiti altri settori, tra cui la tessitura, disegnata da Ernesto Pirovano. L’impianto di tintura viene collocato in un edificio molto suggestivo, dotato di torrette per lo smaltimento dei vapori dell’opificio.
Successivamente il fronte principale della fabbrica di Crespi d’Adda si sposta e diventa predominante quello che dà sulla strada e non quello che costeggia il fiume.
Nel 1925 viene portata a termine l’entrata principale, con i celebri cancelli rossi in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli. La parte architettonica dello stabilimenti del villaggio operaio assume una forza decorativa nobile, sottolineata da graffiti orpelli e ampie campiture cromatiche.
Gli elementi che contrastano l’orizzontalità dell’opificio e la ripetitività degli schemi strutturali sono le due ciminiere che svettano sopra l’intero villaggio operaio. In origine tre, la seconda, che era posta sulla stessa traiettoria dell’ingresso, venne abbattuta per problemi strutturali causati dalla caduta un fulmine. L’imponenza, l’utilizzo del cotto, i fregi e la centralità della posizione le rende punti catalizzatori dello sguardo che giunge da vicino e proviene da lontano.
Nel corso degli anni, il reparto di filatura dell’opificio si allarga fino a raddoppiare la superficie originale. Nel frattempo vengono costruiti altri settori, tra cui la tessitura, disegnata da Ernesto Pirovano. L’impianto di tintura viene collocato in un edificio molto suggestivo, dotato di torrette per lo smaltimento dei vapori dell’opificio.
Successivamente il fronte principale della fabbrica di Crespi d’Adda si sposta e diventa predominante quello che dà sulla strada e non quello che costeggia il fiume.
Nel 1925 viene portata a termine l’entrata principale, con i celebri cancelli rossi in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli. La parte architettonica dello stabilimenti del villaggio operaio assume una forza decorativa nobile, sottolineata da graffiti orpelli e ampie campiture cromatiche.